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2007 | EUROPAN 9: Geografia dei Tempi
- Progetto EUROPAN 9: Geografia dei Tempi
- Città Siracusa, [I]
Descrizione del progetto
con
arch. Enrica Dall’Ara
arch. Jessica Gamboa
arch. Sara Vespigani
Il progetto, vincitore del secondo premio del concorso internazionale Europan 9, interessa un’ampia porzione della costa siracusana; un contesto fragile, da un lato caratterizzato da un elevato valore paesaggistico e ricco potenzialità latenti, dall’altro divenuto il fondale dimenticato di una periferia estremamente problematica, in termini urbani e sociali. La proposta cerca di rispondere alle criticità lavorando a più scale e intrecciando quelle che paiono essere due “geografie” coesistenti ma attualmente non comunicanti: la “geografia del vuoto” (la dimensione territoriale su tempi lunghi) e quella “del suolo” (la scala locale su ritmi antropici) convivono in modo irrisolto lungo il litorale, originando una complessa “geografia dei tempi” che si vuole riequilibrare mediante una rinnovata dialettica spaziale, senza smorzare la forza poetica del deciso salto di scala esistente. La linea della ferrovia dismessa che attraversa la costa è una frattura di confine da trasformare in frontiera.
Verso la città il progetto cerca di superare il degrado fisico e sociale mediante il consolidamento dei tessuti e riprende la tettonica dello scavo nelle relazioni fra architettura e spazio aperto. La città è la struttura e il suolo è la cavea teatrale in cui si evocano i miti della natura. Verso il mare l’intenzione è di far “sentire il vuoto”; gli elementi naturali che lo confinano sono la struttura, mentre è l’attività antropica ad essere evocata.
Il paesaggio offre l’opportunità di rendere consapevole lo sguardo: il progetto ipotizza alcuni modi di “riverberare” Siracusa, scandagliandone miti, portato storico, aspettative future, di cui il paesaggio è depositario.
Il progetto indaga e propone segni rivelatori, distintivi della società locale com’è e come vorrà essere, definendo gli “iconogrammi”: per la geografia del vuoto si tratta di istallazioni effimere ed epifaniche; per quella del suolo, le architetture materiche, scavate nella pietra come le antiche latomie siracusane, concorrono a ricondurre la rivelazione del paesaggio ad una dimensione umana.